Interview in „SEICORDE” (Italien) 6/1995
Interview in „SEICORDE” (Italy) 6/1995
Intervista con „SEICORDE” 6/1995
 
Seicorde: Allora Tilman, quando hai debuttato? tarra.
Tilman Hoppstock: Nel 1978, avevo 17 anni. Non è stato però un recital solistico, ma
in duo di chitarra poichè all'inizio della mia carriera suonavo in pubblico solamente in duo. Il mio primo concerto da solista è stato nel 1980 a Darmstadt, I'anno stesso in cui ho frequentato un corso con Karl Scheit.
Seicorde: Che cosa avevi suonato allora? 

Tilman Hoppstock: Beh... ricordo la Ciaccona di Bach, il Capriccio n. 24 di Paganini, alcuni Preludi di Ponce, le Variazioni op. 9 di Sor.
Seicorde: Parlaci un Po' di te e della tua famiglia

Tilman Hoppstock: Sono nato a Darmstadt nel 1961. Mio padre e mia madre sono pianisti di professione. Intendo dire che ho ricevuto un'educazione musicale tradizionale da parte di mio padre, ma nessun indirizzo verso la chitarra. Venti anni fa non c'era nessun insegnante di chitarra... certo, forse c'era già Heinz Teuchert, ma io non lo conoscevo. Adesso naturalmente non è più cosi. Per questo non ho, iniziato con la chitarra, ma con il violoncello.
Seicorde: Allora sei anche violoncellista?
Tilman Hoppstock: Sì, l'ho iniziato a studiare nel1968, e un anno piti tardi la chitarra. Così mi sono diplomato prima in violoncello e quindi in chitarra.

Seicorde: Quando hai capito che saresti diventato un professionista?
Tilman Hoppstock: È davvero strano perché quando ero ragazzo volevo soltanto diventare un insegnante di chitarra, non un chitarrista professionista. Sono arrivato al concertismo piano piano: ero molto giovane quando ho iniziato a studiare, avevo solo sette anni. Verso la fine dei miei studi, a 15-16 anni, ho iniziato a pensare alla musica come ad una possibile professione. Non mi sarei mai aspettato di dover rispondere un giorno a questa domanda... (sorride)
Seicorde: Quali sono stati i tuoi maestri di chitarra?

Tilman Hoppstock: Prima di tutto vorrei parlare del mio primo insegnante. Si chiama Wilfried Senger. Non è molto noto, ma mi considero fortunato ad averlo avuto come maestro perché era praticamente l'unico professore a Darmstadt in grado di formare professionalmente un allievo. Oggi siamo diventati colleghi alla Scuola di Darmstadt. In seguito ho studiato con Olaf van Gonnissen, del Frankfurter Gitarren Duo. È grazie a lui che ho imparato a studiare, mi diceva di annotare sempre quanto tempo studiavo ogni pezzo. Ho seguito i suoi suggerimenti per un anno, lavorando almeno sei o sette ore al giorno.
Seicorde: Perché alla fine hai scelto la chitarra e non il violoncello?

Hoppstock: È molto semplice: la suonavo meglio del violoncello! Negli ultimi due anni prima di finire gli studi mi esercitavo molte ore alla chitarra... è stato difficile prendere una decisione ma era necessario: non conosco nessun musicista capace di suonare bene due strumenti.
Seicorde: Ti piace ancora suonare violoncello?

Tilman Hoppstock: Di tanto in tanto. Ultimamente 1'ho suonato in una registrazione, giusto due pezzi, eppure mi sono dovuto esercitare molto per ottenere qualcosa di buono. La verità è che ci sono in giro tanti bravi suonatori di violoncello...
Seicorde: Vieni da una famiglia di musicisti: che cosa hanno detto i tuoi genitori quando gli hai detto che saresti diventato un chitarrista?

Tilman Hoppstock: Mio padre non ama molto la chitarra, anche se non 1'ha mai ammesso. E anche mia madre preferisce il violoncello, ma è stata sempre stata vicino a questo mio interesse: quando cominciai a suonarla cantava insieme a me. k stata lei a regalarmi una piccola chitarra... Alla fine hanno accettato la mia scelta, ma nel profondo del loro cuore avrebbero sognato che fossi diventato un grande violoncellista.
Seicorde: Nel tuo curriculum leggo che hai seguito anche un corso con Eliot Fisk a Colonia. Che tipo di esperienza è stata?

Tilman Hoppstock: Fisk è un musicista molto intelligente e tutte le cose che dice in torno alla musica sono interessanti. Per me è stato molto utile ascoltare le sue lezioni ad altri studenti, anche se devo dire che non ho seguito a lungo i suoi corsi. Solo di tanto in tanto andavo a Köln e rimanevo giusto il tempo della lezione. La cosa piti incredibile è che non ho mai sentito suonare Fisk in concerto. Ma posso assicurare che ascoltarlo a un metro di distanza mi ha molto impressionato.
Seicorde: Che cosa ti diceva a lezione?

Tilman Hoppstock: Molto spesso non capivo le sue idee musicali, gli chiedevo „che cosa vuoi dire? Per favore mostramelo sulla chitarra”. A volte con un insegnante che anche un concertista è più facile intendersi con lo strumento in mano. Invece Fisk non suonava spesso, preferiva parlare di musica.
Seicorde: Quali sono stati i tuoi riferimenti chitarristici?

Tilman Hoppstock: Prima di tutto Leo Brouwer. È un vero peccato che i suoi dischi oggi non siano stati riversati su CD. Ricordo ancora le prime registrazioni vent'anni fa per la Deutsche Grammophon. Era una collezione di giovam musicisti, pianisti, violinisti e un chitarrista: Leo Brouwer. Per me è stato molto importante ascoltarlo allora. Poi sono rimasto colpito da Julian Bream che ho sentito per la prima volta a Darmstadt. Riguardo ad Andrés Segovia non ho mai realizzato molto la sua presenza. Ne avevo sentito parlare tanto ma non avevo mai avuto l’occasione di ascoltarlo in concerto. Naturalmente non posso dimenticare mio padre che ha rappresentato davvero molto per me. L'ho visto suonare tantissime volte in concerto in vari gruppi da camera che alla fine sapevo le parti a memoria.
Seicorde: Hai inciso solo i sei CD distribuiti in Italia?
Tilman Hoppstock: No, ho registrato molto quando ero più giovane, anche se la maggior parte dei pezzi sono disponibili solo in cassetta. Due CD sono compilations di vecchie registrazioni di LP.
Seicorde: Hai suonato anche Tarantos del chitarrista flamenco Paco de Lucia: che cosa pensi delta sua musica?
Tilman Hoppstock: Secondo me De Lucia è uno dei più grandi musicisti che conosca. Ha buone idee sulla melodia: non ha un suono molto bello, ma la sua capacità di melodizzare è eccezionale... ed è impossibile cercare di spiegare come riesca a suonare cosi. Non conosco nessuno che suoni cos! veloce, ma il suo virtuosismo non è mai «troppo veloce». Lo preferisco come solista piuttosto che in sestetto con J. Mc Laughlin e Al Di Meola. La fusion con il jazz è divertente ma non è vicina al mio gusto. C'è stato un periodo della mia vita, quando avevo 18 anni, che ascoltavo sempre la sua musica e cercavo di imitarlo: allora non erano disponibili gli spartiti e percio passavo ore a cercare di tirar giti le note dai dischi. Tarantos era uno dei miei pezzi preferiti ed ero dispiaciuto di non essere riuscito a trascriverlo del tutto: ad un certo punto avevo smesso perch6 mi sembrava troppo difficile. Se non sei un abile suonatore flamenco e impossibile suonare certe cose. Ma Tarantos è uno di quei pezzi, forse l'unico, che si possono suonare sulla chitarra classica: tutti gli altri necessitano di effetti speciali tipici della tecnica flamenca.
Seicorde: Suoni ancora musica flamenca?
Tilman Hoppstock: È stata la stessa cosa che per il violoncello. A un certo punto ho dovuto prendere la decisione di non andare piti avanti, rischiavo di perdere il mio suono. Il tocco del flamenco era troppo lontano da me.
Seicorde: Ti piacerebbe suonare con un flamenchista ?
Tilman Hoppstock: Sì, lo farei volentieri.
Seicorde: Magari un duo Hoppstock-De Lucia?
Tilman Hoppstock: Magari...
Seicorde: Da alcuni mesi in Italia si parla motto dei tuoi dischi, qual è it segreto del tuo eccezionale controllo?
Tilman Hoppstock: Devo dire subito che è molto differente realizzare un CD o tenere un concerto dal vivo. Ora mi aspetto che qualcuno potrà dire che non sono capace di suonare in concerto allo stesso livello che nei dischi. Questo è totalmente differente: ho potuto impiegare molto tempo per registrare perché ho avuto la fortuna di avere uno studio personale a casa. Voglio dire, non ci sono trucchi certo, perché suono realmente tutto io, ma ho avuto tutto il tempo che volevo a disposizione, come un artista pop. Di solito, quando si incide un disco, bisogna fare in fretta, due o tre giorni al massimo, io ho impiegato, almeno due o tre settimane per ogni CD. So che altri chitarristi potrebbero suonare in modo molto più «perfetto» nei dischi, ma non possono far lo per motivi di tempo. Poi c'è il lato musicale; prima di realizzare un disco o di tenere un concerto lavoro molto a lungo e duramente sull'aspetto creativo. Preparo le linee musicali e la proporzione delle parti; sono questi i problemi più grandi quando si suona un pezzo lungo. Cerco di risolvere i problemi teenici, un po' sulla stessa linea che ho visto negli studi di Luigi Biscaldi. Prima di leggerli non credevo che qualcun'altro fosse arrivato alle stesse conclusioni. Mi sono dovuto ricredere.
Seicorde: C´è qualche pezzo ehe hai studiato in modo diverso dal resto?
Tilman Hoppstock: Un esempio di polifonia a cui ho lavorato in maniera speciale è nello Studio n. 5 di Villa-Lobos, questo è stato il primo pezzo in cui ho affrontato il problema delle voci in maniera non tradizionale.
Seicorde: Chi ti ascolta per la prima volta rimane colpito dal virtuosismo. Ti disturba che la gente ti identifichi come una persona che ha un controllo fantastico dello strumento, oppure ti lusinga?
Tilman Hoppstock: Non posso dire che non provo niente quando suono veloce (ride), ma oltre a questo ho perso I'abitudine di dimostrare quanto sono bravo. Devo dire che di tanto in tanto ho ancora la voglia di mostrare qualcosa... ma molto raramente. Penso che alla lunga il pubblico si annoi ad ascoltare solo la velocita. Per esempio dopo un minuto di Friday Night in San Francisco rimango colpito da quanto suonino veloci De Lucia e compagni, ma dopo due minuti ne sono sazio. Tuttavia quando vedo uno studente che vuole suonare veloce non lo trattengo, è molto facile dire più tardi che la velocith non è importante, ma una buona tecnica ti dà la possibilità di interpretare tutto il repertorio. E una parte rilevante è virtuosistica.
Seicorde: Hai suonato e inciso molti Capricci di Paganini, opere non originali per chitarra: che rapporto hai con le trascrizioni?
Tilman Hoppstock: È una domanda molto difficile da rispondere in poche parole.
Seicorde: Proviamo a partire da Paganini.
Tilman Hoppstock: Penso che suonare i suoi Capricci sia un bene perché la sua musica vive nel suono della chitarra. Forse suonarli tutti e 24 è veramente duro, non solo per chi suona ma anche per il pubblico. Intendo dire che ci sono alcuni Capricei che rendono molto bene sulla chitarra e che danno un senso di pienezza, altri meno. Mi era venuta anche in mente l'idea di registrarli tutti molto tempo fa, cominciai a suonarne almeno 12, poi ho saputo che Fisk aveva avuto la stessa idea...
Seicorde: Un chitarrista a volte viene abbinato al repertorio che suona. Segovia proponeva i vari Ponce e Castelnuovo- Tedesco, Bream il Novecento; Yamashita le trascrizioni da Mussorgsky, e cosi via. Oggi Hoppstock è identificato come I'uomo delle Triosonate di Bach, i Capricci di Paganini.
Tilman Hoppstock: È buffo, non ci avevo mai pensato... Mi applico di volta in volta verso un compositore che mi ispira. Non guardo sempre in tutte le direzioni (ride)
Seicorde: Quest'anno ricorre il centenario di Mario Castelnuovo-Tedesco. Non mi sembra che tu abbia mai inciso nulla di questo compositore: È una scelta ?
Tilman Hoppstock: Veramente ho appena inciso la Fantasia per chitarra e pianoforte di Castelnuovo-Tedesco con mio padre. Comunque è vero che non ho mai suonato pezzi di autori italiani, oltre ai tre capricci di Paganini... non me n'ero mai accorto: forse non ho mai inciso neppure pezzi di compositori francesi e tremo già all'idea di essere intervistato là ... (ride). Vorrei aggiungere una cosa: ho suonato in concerto con un quartetto d'archi e naturalmente c'era Fidea di interpretare il Quintetto di Tedesco. Ma ho avvertito troppi problemi per la vastità e profondità del pezzo, le dinamiche necessarie. Preferirei inciderlo piuttosto che suonarlo in pubblico.
Seicorde: Chitarra e orchestra; fino a vent'anni fa era un evento eccezionale, oggi tutti i chitarristi classici lo considerano un punto d'arrivo. È unesperienza che hai già fatto?
Tilman Hoppstock: Sì, ho suonato a lungo il Concierto de Aranjuez di Rodrigo ma non sono mai stato molto interessato a suonarlo con l’orchestra, non solo per il problema delle dinamiche ma perché mi interessa di più la musica da camera. Per questo suono poco con l'orchestra, a parte i Concerti di Vivaldi.
Seicorde: Una volta un critico musicale mi ha confidato che «se la chitarra non ci fosse mai stata, nella storia della musica non se ne sarebbe accorto nessuno». Forse era una provocazione, ma gli altri musicisti spesso ci snobbano.
Tilman Hoppstock: Lasciamoli nelle loro certezze, non avremmo niente di cui discutere insieme. È inutile, queste illazioni non aiutano nessuno... Se qualcuno costruisce un nuovo strumento per cui nessuno ha mai scritto una nota e qualcuno lo suona con arte, è una cosa nuova ed artistica. Non ha nessun senso...
Seicorde: Non hai perb la sensazione che il dialogo tra i chitarristi e gli altri musicisti sia ancora all'inizio?
Tilman Hoppstock: Avrei bisogno di più tempo per rispondere a questa domanda. Leggo molte interviste dove si raccomanda ai chitarristi di ascoltare gli altri strumentisti, violinisti o pianisti e di conoscere tutti gli altri gruppi musicali... Penso che noi abbiamo paura di perdere la rotta. Da venti anni cerchiamo di venir fuori dalla nostra identità per sentirci dire «tu sei un vero musicista, non un chitarrista». La cosa realmente importante è lavorare su tutto ma soprattutto capire la chitarra, cos’è cosa si può fare con essa. Oggi si fa presto a dire che la musica di certi chitarristi-compositori dell'Ottocento non sia interessante ma penso che sia un grave errore. Anche Mozart non ha scritto tutto con la stessa ispirazione, anche se tutto ciò che ha scritto è sempre di buona qualità (sorride). In faturo è importante che si conosca molto di pia sui chitarristi-compositori degli ultimi due secoli. Io vedo studenti di chitarra dell'High School che hanno una conoscenza globale del repertorio molto maggiore dei pianisti, che invece sono soliti conoscere solo il repertorio solististico. Lo so perché insegno nella classe di musica da camera e so quanto è difficile avere uno studente di pianoforte per accompagnare gli studenti. Invece leggo che si dice che molti chitarristi non conoscono abbastanza la musica. È il momento di dire: «stop, non perdiamo la bussola» che abbiamo avuto con Segovia. Oggi per esempio è molto facile dire che Segovia non ha fatto abbastanza per la musica contempranea e lo sento dire anche da colleghi famosi... è molto facile parlare dei difetti di qualcuno ma bisogna ricordare tutti i gradini che sono stati necessari durante quel periodo storico. Se non si realizza questo si perde qualcosa della nostra storia. Stiamo andando nella direzione giusta.
Seicorde: Segui I'attività dei tuoi colleghi?
Tilman Hoppstock: Sì, credo di essere informato.
Seicorde: Facendo un ragionamento sereno, il chitarrismo medio espresso attualmente è paragonabile al pianismo medio?
Tilman Hoppstock: È una domanda che sento spesso, ma io non li confronto.
Seicorde: Non è sempre facile identificare un chitarrista davvero completo...
Tilman Hoppstock: Nella mia esperienza durante gli esami di chitarra, ho notato che la qualità dei chitarristi è migliorata e oggi le persone parlano di noi chitarristi in un altro modo. Quando ho iniziato ad insegnare all'Università di Mainz la chitarra non era neppure prevista. Il problema di rispondere alla tua domanda è che si dovrebbe conoscere milioni di persone e farne una statistica. Ho la sensazione che ci sia stato un grande progresso nel mondo della chitarra, ma trovo che parlare di livello di uno strumento è fuorviante. Ti ho parlato della mia limitata esperienza di insegnante di musica da camera: nessuno di noi chitarristi è per ora invitato a presiedere un concorso di piano o di violoncello... (ride)
Seicorde: Nel tuo curriculum non riporti nessuna vittoria in concorsi?
Tilman Hoppstock: Vedi, me I'lianno chiesto in molti e I'ho anche scritto una volta in un curriculum: «Tilman Hoppstock non ha mai vinto il primo premio al Concorso Radio France, nè il primo premio a quello di Cordoba,...». Non posso dirti perché, ma ho sempre avuto problemi a dover suonare i pezzi d'obbligo, brani che non avrei mai eseguito normalmente tutti insieme. E questo il problema e per questo ha fatto soli concorsi per studenti quando avevo dodici o tredici anni in Germania.
Seicorde: Attualmente che cosa fai?
Tilman Hoppstock: Insegno all'Università di Mainz che é l'unica in cui puoi studiare fino al ricevimento del diploma e del dottorato in chitarra, normalmente in altre università c'é solo la laurea per discipline musicali come insegnanti o di musicologia. Le altre sono solo scuole superiori in cui puoi studiare strumento. In quattro anni si ottiene il diploma.
Seicorde: Quanti allievi hai nella tua classe?
Tilman Hoppstock: Adesso cinque, perché insegno anche a Darmstadt musica da camera.
Seicorde: Da quello che leggiamo sul mondo chitarristico tedesco, abbiamo la sensazione di una grande attivitet, con molti eventi e concerti. Com,è la situazione vissuta dal di dentro?
Tilman Hoppstock: Penso che sia molto buona. Per un chitarrista ci sono ottime opportunita di fare concerti in piccole sale, dipende solo dal manager che hai. Invece siamo inseriti ancora raramente negli Abbonament-Konzertos, cioè nei cartelloni di tutte le grandi manifestazioni musicali.
Seicorde: Quali sono i chitarristi più attivi in Germania al momento?
Tilman Hoppstock: Senz'altro Pepe Romero, Barrueco e Bream. Fisk e Russell suonano di meno.
Seicorde: A questo punto vorrei chiedergli che progetti ha per il futuro, che cosa farit nei prossimi mesi. Per fortuna mi viene in soccorso Angelo Gilardino che taglia corto: "c’è una opportunità per te di tornare all'attivià concertistica normale?"

Tilman Hoppstock: Quando guardo indietro agli ultimi dodici o tredici anni sarei portato a dire di no e a concentrare il mio lavoro sull'insegnamento, fare qualche master-class. A volte sono più in forma e posso registrare. Ma non so che cosa mi riserverá il futuro.

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