Interview in „GUITART” (Italien) 4/1999

Interview in GUITART” (Italy) 4/1999

Intervista con „ GUITART” 4/1999

 

Guitart: Angelo Gilardino ha descritto il tuo operato elogiando il carattere di novità della tua ricerca in campo chitarristico. Cosa pensi di questa analisi?

Tilman Hoppstock: Sono ovviamente contento. lo cerco di fare del mio meglio, ma penso anche che molti altri facciano lo stesso. Bisogna anche considerare che questi ultimi dodici anni di relativa inattività concertistica mi hanno consentito di concentrare il mio lavoro sulle trascrizioni dal repertorio barocco e sulla produzione discografica.

Guitart: Parlaci delia tua amicizia con Angelo Gilardino.

Tilman Hoppstock: Parlare di Angelo non è difficile ma complesso, deseriverlo come persona, perchè definirlo raffinato non gli rende appieno giustizia. Potrei parlare del suo meraviglioso Concerto tenuto da voi ieri. Amo molta della sua musica, ma quello di ieri, per me, è il miglior concerto che abbia scritto e non solo per il trattamento del quartetto. Ha esaltato la sua capacità di dosare i colori, di strutturare le parti orchestrali. E una persona straordinaria per il mondo della chitarra, puoi parlare con lui di qualsiasi argomento e imparare moltissime cose. Letteratura, filosofia, musica... Conoscerlo è un'esperienza che ti segna...

Guitart: La tua formazione è stata molto completa dal punto di vista musicale. Quali sono stati i primi stimoli verso la chitarra?

Tilman Hoppstock: Bisogna tener presente che rnio padre è un pianista e che questo mi ha favorito nell'avvicinarmi alla musica. I primi stimoli Ii ho avuti prevalenternente dall'ascolto dei dischi di chitarra (di Yepes e Brouwer) e di violoncello che compravo quando ero giovane. Ma non bisogna pensare che i miei primi anni di studente fossero dedicati completamente a questo. Accanto a questi ascolti c'erano anche i Beatles, le cui canzoni suonavo con la chitarra. Tutto in questo periodo ha avuto la funzione di vitamine per la mia crescita.

Guitart: Tu hai studiato anche violoncello oltre alla chitarra, ma la tua attenzione è stata rivolta a quest’ultima. Perché?

Tilman Hoppstock: In realtà non c’è mai stata una netta preferenza né una divaricazione tra i due strumenti. Entrambi hanno interagito nella mia formazione e anche nello sviluppo della mia visione della musica.

Guitart: Allo stesso modo hai a un certo punto della tua attività dedicato molta attenzione alla musica barocca. Per quali ragioni?

Tilman Hoppstock: Ovviamente non sono interessato solo alla musica barocca ma possiedo molta musica barocca, in particolare di clavicembalisti e di Bach. Ho cominciato ad analizzare direttamente l'originale di queste musiche e solo dopo averle suonate molte volte dall'originale ho elaborato una possibile trascrizione. In questo processo lascio anche molto spazio all'improvvisazione (seguendo un po' I'idea della pratica barocca) anche durante I'esecuzione stessa. t chiaro che bisogna avere una conoscenza profonda degli stili, in particolare se si compiono degli interventi sulla struttura armonica dei brani.

Guitart: Vorremmo ora sapere qualcosa dell'evoluzione della tua carriera negli ultimi tre anni, in che modo, cioè, sei diventato un punto di riferimento del mondo
chitarristico a livello internazionale...

Tilman Hoppstock: È stato possibile grazie all'aiuto di Angelo Gilardino, senza di lui non sarebbe, probabilmente, successo nulla: è tutto cominciato tre anni fa quando sono stato invitato a tenere dal maestro vercellese una masterclass a Chatillon nell'ambito delle vacanze chitarristiche. Sono stato davvero felice perch~ ho potuto lavorare in Italia, il paese che amo di più. Ormai da allora con regolarità ritorno in Italia per due, tre masterclasses I'anno e per alcuni concerti. Inoltre ciò ha coinciso con il fatto che ho ripreso ad esibirmi in pubblico dopo più di dieci anni.

Guitart: Ci puoi dire perché a un certo punto haii smesso di dare concerti? Sono fiorite delle leggende circa questo tuo abbandono delle scene...

Tilman Hoppstock: È molto difficile da spiegare in poche parole. Ho avuto problemi cardiaci che tuttora sussistono. Se volevo continuare a suonare non potevo studiare per più di un'ora e mezzo al giorno; dovevo e tuttora devo econornizzare i miei sforzi per avere apprezzabili risultati in concerto. E stato molto difficile: non ce la facevo più ad accontentarmi solo di registrare. Non era abbastanza per me... Tuttavia, nonostante la ripresa, penso che potrò suonare per altri due o tre anni. È la prima volta che ne parlo pubblicamente. Il peggioramento è lento ma costante, e ciò mi fa temere che un giorno dovrò smettere del tutto. Viene quasi da non crederlo ma purtroppo è una realtà. Tutto è cominciato quando avevo diciannove anni... Sono stato da molti medici senza ottenere risultati. Tuttavia oggi sono contento di essere in grado di dare ancora concerti, di programmarne nuovi e di stare a vedere cosa succede.

Guitart: Puoi parlarci della tua attività musicale al di fuori dell'italia?

Tilman Hoppstock: Dieci, quindici anni fa tenevo molti concerti e molti impegni come insegnante. L’insegnamento costituiva la mia seconda attività e tutt'oggi mi piace molto dare lezioni. Quest'anno oltre che in Italia terrò delle masteclasses in Messico e negli Stati Uniti. Suonare è una cosa davvero importante per me, ma mi rendo conto che oltre ai problemi fisici anche i numerosi impegni didattici mi limitano fortemente.

Guitart: Ci parli a questo proposito dell'Hoppstock insegnante...

Tilman Hoppstock: Ho cominciato a insegnare all'età di sedici, diciassette anni. In questo credo di essere stato diverso dai chitarristi che in genere e quell'etá vogliono solo suonare. lo invece volevo innanzi tutto diventare un insegnante di chitarra per ragazzi. Ho cominciato la mia attività professionale a sedici anni e già insegnavo; in realtà mi è sempre molto piaciuto suonare e insegnare. Questo è forse il motivo per cui non ho mai partecipato a dei concorsi, non ero semplicemente interessato.

Guitart: I primi tuoi CD hanno colpito molto per tecnica e musicalità. Quale cleve essere la giusta proporzione nello studio tra tecnica e musica secondo te?

Tilman Hoppstock: E una domanda cui è molto difficile rispondere: penso che adesso ho raggiunto il mio equilibrio, so cosa fare prima. In genere ho imparato a rivolgere la mia attenzione prima alla musica per capire quali risultati voglio ottenere. Detto cosl sembra molto semplice, ma molto spesso non succede perché il chitarrista all'inizio è sempre molto concentrato sulla risoluzione dei problemi tecnici e poi prende in considerazione gli aspetti più propriamente musicali. Io invece ho sempre seguito I'iter contrario. Per me risolvere un problema di diteggiatura è sempre molto più semplice se ho stabilito in che direzione procedere.

Guitart: Che differenze noti tra l’ambiente chitarristico tedesco e quello italiano?

Tilman Hoppstock: Per la mia esperienza come didatta posso dire che la differenza più importante è che i chitarristi italiani tendono ad attribuire al canto un ruolo preminente, questo è anche un mio convincimento! I chitarristi tedeschi mi sembrano più interessati ad altri aspetti: tendono ad essere forse più analitici.

Guitart: Parlaci di Hoppstock compositore...

Tilman Hoppstock: Ti riferisci a un brano di musica da camera che ho scritto? Si tratta di una cosa modesta. Potrei parlare meglio di me come trascrittore. Ad esempio il lavoro di trascrizione che ho fatto con la musica di Paganini. Eliot Fisk mi diceva che alla base della trascrizione della musica per violino sulla chitarra c'è 1'esigenza di non cambiare troppe cose. Eliot cerca di riportare pari pari sulla chitarra la parte del violino, pensate ad esempio al Capriccio numero cinque di Paganini. Fisk suona questo brano sulle note acute, con estrema velocità. Per me è impossibile suonare velocemente in quelle posizioni: ho deciso che per me era pib personale portare questo brano in una dimensione più consona alle possibilità della chitarra. Spesso uso, soprattutto nei Capricci, solo la mano sinistra perché ciò mi permette una maggiore velocità. La stessa tecnica uso per La Campanello e in alcuni passaggi del Concerto di Villa-Lobos. Cerco non solo il modo di trascrivere le note ma anche quello di ideare una diteggiatura funzionale al risultato musicale che voglio ottenere. Ho lavorato intensamente in questa direzione, per non essere imprigionato negli steccati di un chitarrismo "normale".

Guitart: Qualle importanza ha un approccio compositivo dell'esecutore verso Ila musica?

Tilman Hoppstock: Il mio approccio con la musica è più fondato sull'immediatezza che sull'analisi. Comincio sempre dal suonare la musica non dall'analizzarla. L’analisi penso sia essenziale soprattutto nell'opera di trascrizione e di insegnamento. C'è per me un primo impatto con la musica basato sul feeling che ho verso questa, al quale ovviamente subentra una giustificazione analitica, ma a posteriori rispetto a questo primo impatto, delle mie scelte musicali.

Guitart: In dicernbre una tua nuova esperienza: in Trio con Gruber e Maklar ... sarà un evento straordinario o Ilinizio di una collaborazione continua?

Tilman Hoppstock: Siamo buoni amici e abbiamo lavorato insierne. Ho pure registrato qualche loro CD. È venuta fuori quest'idea e ho pensato: vediamo cosa succede, che risultati possiamo ottenere suonando insierne. Lo facciamo solo per divertimento e non so se questa collaborazione continuerà in futuro, perché è piuttosto complicato lavorare con un duo o un trio. In ogni modo sono ansioso di fare quest'esperienza perché siamo in grande sintonia musicale.

Guitart: Non credi che il pubblico sia più incline ad ascoltare un gruppo di chitarre piuttosto che un solista?

Tilman Hoppstock: No. Credo che una formazione di chitarre fornisca al pubblico questa prima impressione: più musica, più chitarristi, più potenza di suono. Ma è solo la prima impressione, poi tutto dipende da come si suona. Per me un quartetto d'archi non è più interessante di un concerto di chitarra sola.

Guitart: Quanto è importante per te il fatto di riuscire a registrare da solo i tuoi CD, di aver cioè maturato competenze tecniche che ti consentono di ottenere risultati migliori rispetto a un tecnico che magari non conosce le caratteristiche della chitarra?

Tilman Hoppstock:Non è cosi importante. Non ti con diziona certo per la tua interpretazione o per la qualità del suono che vuoi ottenere. Mi sono sempre posto il problema della registrazione, adesso penso di essere molto soddisfatto della qualità che ho raggiunto. Molto dipende dall'ambiente in cui si registra, dall'acustica, dai microfoni, dalla "disponibilità". La mia è una situazione abbastanza speciale: lavoro nel mio studio.

Guitart: I tuoi progetti futuri?

Tilman Hoppstock: Ho innanzi tutto molti progetti discografici, ovviamente ciò dipende anche dalle intenzioni della mia etichetta discografica. Sicuramente nell'immediato farò un CD dedicato a Giuliani con musiche per chitarra sola, piano e chitarra e due chitarre. Dopo Giuliani e successivamente Ponce comincerò a registrare altra musica del periodo barocco. Spero inoltre di poter tornare quanto più spesso possibile in Italia, mi piace il vostro paese da quando ero bambino. È la mia seconda patria. Inoltre mi piacerebbe trovare il tempo anche di approfondire lo studio del violoncello.



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